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Tra i primi posti al mondo in cui si vive meglio c’è, rullo di tamburi, un paesino italiano: secondo la classifica pubblicata questo mese da Forbes, magazine statunitense di economia e società, Città Sant’Angelo, comune abruzzese in provincia di Pescara, è tra i posti migliori della Terra in cui vivere.
Tra le motivazioni si legge che l’Abruzzo ha tutto ciò che offre la Toscana e molto altro ad un costo, però, inferiore. In particolare Città Sant’Angelo, piazzatasi al sesto posto tra le migliori località al mondo in cui vivere: «ha chiese storiche, un museo di arte contemporanea e un outlet che non ha nulla da invidiare a quelli della California del sud». Sempre secondo Forbes a Città Sant’Angelo: «una coppia può vivere comodamente con 1400 dollari al mese o meno, incluso l’affitto». Bello e conveniente dunque.
Già in passato l’Abruzzo era stata al centro dall’attenzione degli americani: nel 2016 l’Huffington Usa (il blog più potente nel mondo secondo l’Observer) la regione italiana nota per Gabriele D’Annunzio e Ennio Flaiano era stata collocata in quinta posizione nel ranking mondiale tra i 12 luoghi nei quali valeva la pena trasferirsi per dare una svolta positiva alla propria vita.
Gli interessi per questa regione esistono in virtù dello straordinario connubio mare-monti che il territorio abruzzese può vantare: con le sue spiagge incantate, su tutte ricordiamo la spettacolare Costa dei Trabocchi ma non sono certo da meno Pineto e Punta Aderci, o le tante e bellissime montagne presenti nei quattro parchi nazionali, l’Abruzzo è la località ideale dove, a seconda della stagione, si può sciare o fare il bagno. Per tutti coloro che amano godere dei suggestivi spettacoli paesaggistici offerti da madre natura consigliamo una chicca della stagione invernale: se andrete a sciare in località Passolanciano, nel cuore della Comunità montana della Maielletta, rimarrete incantati dalla possibilità di sciare guardando, all’orizzonte, l’Adriatico.
Gli americani, che per le bellezze dell’Italia hanno da sempre una naturale venerazione, ritengono l’Abruzzo un gioiello nascosto dello Stivale dove il mancato sovraffollamento, presenti invece in altre mete italiane ben più sdoganate, permette di godere a pieno di quanto il territorio offre. Un altro fattore che piace tanto al Paese a stelle e strisce è che l’Abruzzo è una terra che profuma ancora di antico: addentrandosi nel cuore della regione sarà facile imbattersi in anziani seduti fuori casa a sistemare le cipolle e l’aglio a mo’ di trecce.
Forse neppure gli abruzzesi sanno che la loro regione è la più verde d’Europa: ha infatti più di un terzo della sua superficie coperta da Parchi e Riserve e che le dolci colline che separano il mare dalla montagna non hanno nulla da invidiare a quelle toscane o bolognesi. Qui si trovano vigneti che da anni incantano gli enologi.
E vogliamo forse dimenticare la cucina abruzzese? Certamente no! Con le sue mille specialità culinarie dal sapore genuino tipico delle cose di una volta, su tutte ricordiamo i deliziosi arrosticini di pecora, l’Abruzzo saprà certamente incantare i cuori di coloro che verranno a fargli visita.
Ad onor di cronaca ecco la classifica completa:
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
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