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L’India è il Paese in cui il turismo medico arriva in massa dai Paesi più ricchi: ci sono diversi ospedali privati di buon livello e con ottimi medici – certamente cari rispetto allo standard indiano, ma economici per un americano – e con personale che parla correntemente l’inglese.
Il turismo medico è un fenomeno che si sta sempre più diffondendo: per esempio dall’Italia molte persone vanno a curarsi i denti in Croazia a causa dei minori costi rispetto a quelli nostrani, mentre operazioni chirurgiche importanti sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Purtroppo non è lo stesso in tutti i Paesi e in particolare negli Stati Uniti, dove sappiamo come siano necessarie assicurazioni apposite per poter accedere a interventi chirurgici di qualsiasi tipo.
Non a caso della situazione indiana parla il Foreign Policy in un articolo intitolato “Gli ospedali indiani di stanno riempiendo di americani disperati”.
L’articolo spiega di come il governo indiano sin dal 2005 abbia promosso la pratica, ricorrendo a un “visto medico” per gli stranieri favorendo così l’intera industria medica. Recentemente, però, ha introdotto un’altra novità e cioè ha cominciato a permettere ai cittadini di 150 Paesi del mondo di richiedere il visto online, velocizzando enormemente le procedure. Infatti nel 2016 il Ministero del Turismo indiano ha approvato oltre 170.000 visti, il 45% in più rispetto all’anno precedente.
Sempre l’articolo apparso sul Foreign racconta come il turismo medico possa offrire diverse opportunità per l’India, come l’espansione dell’industria medica e il rientro dall’estero di medici capaci e con studi all’avanguardia, ma segnala anche che la nuova procedura potrebbe comportare dei grossi rischi.
Infatti l’India è uno dei Paesi in cui il Sistema Sanitario è veramente molto diverso in base al censo, dal momento che i servizi offerti dalle strutture private sono molto superiori a quelli offerti nel pubblico. Non solo, ma addirittura anche nel pubblico esistono differenze macroscopiche tra farsi curare a New Delhi rispetto a farlo in zone di provincia e, infatti, fuori dalle città la situazione è preoccupante: secondo i dati forniti dall’Organizzazione indiana dei prodotti farmaceutici, circa l’80% dei medici lavora nelle aree urbane e offre servizi solo al 28% della popolazione.
Quindi, se da una parte il turismo medico porta soldi alle strutture private, dall’altra non fa che aumentare il divario tra settore pubblico e privato e la preoccupazione di molti è che, se il governo indiano continuerà a promuovere solo il turismo medico senza prendere misure adeguate per migliorare le strutture pubbliche, le conseguenze ricadranno ancora di più sulla parte più povera della popolazione.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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