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La malattia come la guerra non si vince con la disperazione ma con la speranza. E niente infonde più speranza di una fiaba.
Queste le parole che troviamo sulla copertina gialla di Piccole fiabe per grandi guerrieri: il libro del giornalista Matteo Losa pubblicato, lo scorso novembre, per la casa editrice Mondadori. Leggere fiabe, si sa, aiuta i più piccoli affinché sviluppino l’intelligenza e la creatività, alimenta e potenzia l’immaginazione e abbatte le piccole paure infantili. Lo stile fiabesco, fatto di apparente semplicità formale, tratta spesso argomenti delicati la cui gravità risulta però alleggerita da un tono lieve che rende ogni difficoltà, anche la più colplessa, superabile. E’ con questa consapevolezza che Matteo Losa ha deciso di cimentarsi nel genere fiabesco: l’obiettivo è quello di provare a raggiungere il proprio lieto fine anche nei casi in cui l’avversario fa più paura di qualsiasi drago o sortilegio perchè l’antagonista è il cancro.
Nessuno meglio dell’autore conosce questa malattia: Matteo è un trentacinquenne che, da oltre un decennio, combatte quotidianamente la sua battaglia per la vita conto il tumore. Fermamente convinto che il cancro possa essere sconfitto, Matteo ha trovato nelle fiabe delle valide alleate per affrontare al meglio la sua vita. “Piccole fiabe per grandi guerrieri” racconta il cancro ma senza mai nominarlo esplicitamente. Elementi quali sorpresa, disgusto, gioia e rabbia irrompono all’interno del libro per illuminare i personaggi sulla strada da seguire per ritrovare il coraggio, anche quando si è sul punto di mollare tutto, e ricominciare finalmente a vivere.
Se si vuole contrastare il cancro, infatti, non bastano le sole cure mediche, il paziente è chiamato a fare qualcosa di più: deve conoscere il proprio male e affrontarlo con enorme tenacia avendo lo spirito giusto per sopportare le conseguenze della malattia. Raccontare le esperienze quotidiane può essere in questo senso molto utile per sé stessi e per chi sta vivendo lo stesso percorso. Con l’obiettivo di raccontarsi per non sentirsi soli nasce #FiabeControilCancro: il progetto di fundraising organizzato da Matteo assieme all’Airc (l’Associazione Itliana per la Ricerca sul Cancro) dove descrive , giorno dopo giorno, le sue quotidiane avventure sul sito web intitolato Fairitales.
Perché, se si vuole raggiungere il proprio happy ending, contro questa malattia è fondamentale non arrendersi mai.
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
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