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Dopo decenni di lotta, di divieti, di espressioni severe, arcigne e compassate, di agguati a incauti turisti ammaliati davanti all’opera d’arte a lungo sognata e ora lì, in carne ed ossa, pardon legno e tela, oppure marmo o bronzo, i curatori dei musei e delle mostre hanno deciso di arrendersi e hanno compreso che persino la pubblicazione dei selfie con le opere d’arte può diventare un veicolo pubblicitario di grande importanza.
Questo cambiamento è cominciato nel 2012 a Londra quando, al Barbican Center viene installata La stanza della pioggia, una stanza dove piove ovunque tranne sopra a chi ci entra e permette quindi di camminare sotto la pioggia senza bagnarsi. Attirando così tante persone e tanti selfie che hanno contribuito certamente a renderla più famosa.
A quanto pare, anche il marketing vuole la sua parte e quindi i grandi musei hanno inserito i “punti selfie” in cui è possibile, appunto, scattare foto ricordo e portare con sé per sempre un’esperienza vissuta e gustata fino in fondo.
Ma la fantasia degli operatori marketing non si è certo limitata a questo: a Parigi, per esempio, hanno creato una segnaletica per entrare dentro il mondo di Jeff Koons, mentre a Madrid sono stati piazzati dei cartonati di Velazquez in cui è possibile mettere il proprio viso ambientato in scene del 1600; per non tacere poi di una società di comunicazione che si è inventata il sito «VanGoYourself», che propone da una parte un’opera d’arte famosa e dall’altra consente lo spazio per imitarla a chiunque voglia cimentarsi.
Esistono, come è normale che sia, due scuole di pensiero: chi promuove questi nuovi mezzi, afferma che sono modi per attirare all’arte le nuove generazioni, i puristi dal canto loro, invece, si indignano per la contaminazione dell’essenza dell’arte.
Crediamo sia molto difficile arginare i selfie ma pensiamo che ci possano essere nuove tecnologie per permettere fotografie alle opere d’arte senza che subiscano alcun danneggiamento. Forse in questo modo eviteremo i divieti e nello stesso tempo permetteremo che le opere viaggino con noi nella nostra vita.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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