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L’Italia è un Paese fatto di tanti, tantissimi borghi ognuno con delle proprie specificità che lo rendono unico all’interno dell’ampio panorama paesaggistico-architettonico nazionale. Stando ai dati, i piccoli comuni, ovvero quelli con una popolazione residente inferiore alle 5 mila unità, rappresentano oltre il 70% del totale nazionale. Eppure col passare del tempo, complici diversi fattori economici e sociali, queste piccole realtà sono diventate sempre più marginali e sembrano, purtroppo, destinate a un inevitabile abbandono.
A contrastare questo trend negativo è arrivata la Legge salva borghi nata proprio per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, dei territori montani e di quelli rurali. Il provvedimento prevede anche misure finalizzate a favorire la riqualificazione e il recupero dei centri storici.
Cento milioni di euro è la cifra che verrà stanziata dal 2017 al 2023 per finanziare investimenti volti a tutelare l’ambiente e i beni culturali. A proposito di ambiente l’obiettivo è quello di mitigare il rischio idrogeologico senza dimenticare il problema terremoto: per gli eventi sismici c’è in programma la messa in sicurezza di strade e istituti scolastici. Si punterà, inoltre, alla promozione dello sviluppo economico, ambientale, sociale e culturale di tipo sostenibile. I piccoli comuni potranno contare anche su una rete di servizi essenziali per contrastare lo spopolamento demografico. Sotto il profilo turistico, poi, si punterà alla promozione di alberghi e strutture ricettive insediate nei territori interessati, si riqualificheranno gli immobili e i terreni abbandonati e anche le vecchie stazioni dismesse e le case cantoniere avranno nuova vita come presidi di protezione civile o altri enti tesi a promuovere prodotti tipici locali.
Previste misure che garantiscano la vendita dei quotidiani anche nei piccoli comuni e, sempre al fine di evitare l’isolamento, connessione veloce e ultraveloce, garantita dalla banda ultralarga, ad assicurare una navigazione ottimale. Un connubio di tecnologia e green economy per dare nuova linfa ai piccoli comuni italiani: è questa la Legge salva borghi. Speriamo funzioni.
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
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