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“Occorre un supplemento di saggezza”. Come possono queste semplici parole, quasi ingenue, nascondere un’importanza forse senza precedenti?
È possibile, se a pronunciarle è un pontefice e, soprattutto, se sono riferite a un argomento scottante e delicatissimo come quello del confine tra la vita e la morte.
Parliamo, ovviamente, del “rivoluzionario” papa Francesco che, dopo aver lasciato più volte perplessi – se non offesi – i più rigidi sostenitori della Chiesa (pensiamo all’apertura ai divorziati ad esempio), ancora una volta ha pronunciato parole che potrebbero rappresentare una svolta epocale in tema di “fine vita”.
Vediamo, dunque, cosa ha detto il Pontefice di tanto forte da far saltare sulla sedia i più tradizionalisti provocando al contempo un sospiro di sollievo a chi da tempo si batte contro l’accanimento terapeutico e il diritto a una morte dignitosa.
“Oggi è anche possibile protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare”, ha scritto Bergoglio in un messaggio inviato al Meeting Regionale Europeo della World Medical Association sulle questioni del cosiddetto “fine-vita”, organizzato presso l’Aula Vecchia del Sinodo in Vaticano il 16 e 17 novembre 2017. “Gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona”.
Nessuna apertura all’eutanasia, è bene chiarirlo subito, dal momento che il Papa ha aggiunto: “Non attivare mezzi sproporzionati o sospenderne l’uso, equivale a evitare l’accanimento terapeutico, cioè compiere un’azione che ha un significato etico completamente diverso dall’eutanasia, che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte”.
A tal proposito, la frangia cattolica più radicale minimizza le dichiarazioni di Bergoglio, ricordando come già Pio XII, circa 60 anni fa, in un discorso rivolto ad anestesisti e rianimatori, disse: «Non c’ è obbligo di impiegare sempre tutti i mezzi terapeutici potenzialmente disponibili e che, in casi ben determinati, è lecito astenersene».
Allo stesso tempo, però, le parole di papa Francesco hanno riacceso le speranze e le legittime richieste di coloro che da tempo sollecitano una legge, se non sull’eutanasia, quanto meno sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico.
Se è legittimo, infatti, che la Chiesa resti ferma su alcune posizioni – dai matrimoni omosessuali all’eutanasia appunto – è altrettanto legittimo aspettarsi che la politica faccia il suo dovere e dia delle risposte ai cittadini, senza subire le influenze del Vaticano. In tal senso, le parole di papa Francesco potrebbero rappresentare una bella spinta a riportare al centro dell’attenzione un disegno di legge che, purtroppo, sembra tornare alla ribalta solo in casi clamorosi. Casi di cui noi abbiamo parlato già in passato (leggi l’editoriale) e che vanno a sommarsi alle tante storie di chi vive ogni giorno il dramma di una vita che forse non merita più di essere chiamata così.
Il direttore
Vignetta di copertina: Freccia.
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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