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Risparmio: il lento ritorno alla normalità in Italia

Il 31 ottobre 2017 è stata celebrata la 93esima Giornata Mondiale del Risparmio sotto il patronato del Presidente della Repubblica. Ad organizzarla, come sempre, è stata Acri, l’associazione che rappresenta le Fondazioni di origine bancaria e le casse di Risparmio Spa. Sono intervenuti, tra gli altri, il presidente di Acri, Giuseppe Guzzetti, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan.

Acri alla vigilia di questa Giornata ha presentato i risultati dell’indagine su Gli italiani e il risparmio. I risultati sono stati divisi in due sezioni: la prima consente di capire quale sia l’atteggiamento degli italiani nei confronti del risparmio; la seconda è stata incentrata sul tema della 93esima Giornata Mondiale del Risparmio ossia “Risparmio: quali prospettive”.

Il 2017 mostra un “lento ritorno alla normalità” anche se persistono forti differenze territoriali all’interno della penisola italiana: nel Nord-Ovest si registrano i principali segni di una nuova fiducia; al Sud, invece, tali segni sono quasi del tutto assenti.

I fiduciosi, in generale, risultano essere molti di più rispetto agli sfiduciati, soprattutto nella fascia di età che va da 31 ai 44 anni. E’ in aumento anche la soddisfazione rispetto alla propria situazione economica di diverse famiglie, contrassegnate da un trend sempre più positivo.

Come è stato già accennato, il Sud e il Centro sono le zone dove vi è un minore miglioramento in termini di soddisfazione e registrano, rispettivamente, il 43% e il 52% di soddisfatti. Al Nord, invece, i soddisfatti sono il 69%, percentuale che fa comprendere ancor di più il divario territoriale italiano dal punto di vista economico.

La percezione della crisi nel 2017 sembra essersi attenuata per la prima volta dopo diverso tempo. Ciò comporta una ripresa di ottimismo e la diminuzione della negatività rispetto al futuro dell’Italia.

Anche nei confronti dell’Europa i fiduciosi sono in maggioranza. Senza l’Unione Europea, infatti, l’Italia sarebbe più arretrata; sarebbe meno importante sulla scena internazionale; godrebbe di meno giustizia sociale e sarebbe più povera. L’86% degli italiani rimangono propensi al risparmio e solo il 12% preferiscono non badare ai risparmi, godendosi la vita come meglio credono.

Per il 65% degli italiani, risparmiare vuol dire fare attenzione alle spese superflue e agli sprechi, per garantire un futuro migliore anche ai figli. L’80% degli italiani, inoltre, crede che il risparmio sia utile anche per lo sviluppo sociale e civile del Paese. Molti di essi (38%), infatti, sarebbero disposti a spendere i propri soldi in iniziative sociali, umanitarie, culturali ecc.

L’italiano medio rimane attento alla rischiosità del tipo di investimento, ma in misura minore rispetto agli anni passati. Cresce, al contrario, la rilevanza della solidità del proponente. Anche i consumi, ormai dal 2014, sono caratterizzati da un miglioramento del clima. La fascia d’età meno convinta di una attenuazione della crisi è quella degli over 65, dove si registra un ritorno a un giudizio più negativo che positivo.

Dunque è possibile affermare che, anche se le prospettive per l’Italia non sono ancora positive, la negatività si è sicuramente ridotta di molto. E’ soprattutto rispetto all’Euro che gli italiani sono scettici, ma la loro opinione riguardo il futuro dell’Europa risulta essere ottimista.

di Lorenzo Lobolo

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