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In ricordo di Carlo Urbani, il medico che sacrificò la propria vita nella lotta alla Sars

19 ottobre 1956 – Felicità Pubblica vuole oggi ricordare la nascita di Carlo Urbani (1956), un medico italiano che fin da giovanissimo fece la scelta di dedicare la sua vita agli altri, attraverso il miglioramento delle condizioni sanitarie nei Paesi poveri. In modo particolare, le sue energie erano incentrate contro le patologie parassitarie, curabili in Occidente ma causa di morte nei luoghi dimenticati del nostro Pianeta, soprattutto per via dell’inaccessibilità ai farmaci.

Sin da ragazzo, Carlo Urbani cooperò con molte organizzazioni internazionali di volontariato, tra cui Mani Tese [1], Unitalsi [2] e la Fondazione Ivo de Carneri Onlus [3]. Nel 1993 entrò a far parte di Medici senza frontiere [4], lavorando dal 1996 al 2000 in Cambogia. Proprio nel 2000, quando il Nobel per la pace fu assegnato all’Organizzazione, fu lui a ritirarlo.

Ma ciò che di più grande Carlo Urbani ha fatto per l’umanità intera è l’impegno profuso contro la SARS, la sindrome di polmonite atipica infettiva che esplose nel Medio Oriente nel 2002 generando una situazione di panico in tutto il mondo. Fu lui il primo medico in assoluto a identificarla come una nuova malattia, e fu ancora lui il primo a esporsi al contagio curando i suoi pazienti. Benché malato, continuò a lavorare per strappare alla morte quante più vite possibili, fino alla fine.

Non riuscì a salvare se stesso, morì il 29 marzo 2003, regalando però all’umanità un’eredità splendente e incarnando l’ideale umanitario del medico.

Il degrado, primo passo verso la cultura del territorio [5]
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