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Niente miniere per ora, una speranza per l’Amazzonia

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Una concreta speranza per l’Amazzonia: la decisione del presidente del Brasile Michel Temer di dare il via libera alle miniere e quindi alle trivellazioni nel polmone verde più grande del Pianeta è stata sospesa. Una decisone di cui avevamo dato notizia (leggi l’articolo) e che prevedeva l’abolizione della riserva naturale di Renca a vantaggio, secondo Michel Temer, dell’economia del Paese grazie alla possibilità di rintracciare attraverso gli scavi minerali preziosi.

Ma Rolando Valcir Spanoholo, giudice federale di Brasilia, ha accolto in maniera parziale una petizione popolare giunta nei giorni scorsi contro una misura governativa che, a parere dello stesso giudice, è veramente troppo delicata per essere attuata attraverso un decreto e necessita invece dell’intervento del Congresso.

Effettivamente, l’impulsiva decisione di Temer aveva sollevato proteste da ogni angolo del Pianeta e sdegno da parte non solo degli ambientalisti ma anche da parte di carismatici personaggi del mondo del cinema, fra tutti Leonardo di Caprio notoriamente sensibile ai temi ambientali. Senza contare che all’interno della regione in cui si voleva cercare oro e altri metalli, esistono due storiche riserve indigene e dunque si comprende bene il pericolo di un’operazione che, nel suo complesso, potrebbe mettere a rischio una ricchezza per nulla paragonabile a quella derivante dall’oro e qualsivoglia materiale.

A nulla sembrano pertanto essere valse le rassicurazioni del presidente del Brasile che aveva affermato di voler rispettare con scrupolo certi criteri di sostenibilità in realtà non troppo chiari. Fatto sta che le pressioni delle organizzazioni ambientaliste, la mobilitazione di una grossa fetta dell’opinione pubblica hanno avuto la meglio sulle miniere, almeno fino a questo momento. Inoltre, va riferito come la comunità internazionale avesse già chiesto allo stesso Temer di rivedere il decreto per ottenere maggiori chiarimenti. Un chiarimento che poi però non ha soddisfatto il pubblico mistero federale che ha in breve sospeso anche il secondo decreto, con i pm che parlavano apertamente di “minaccia di ecocidio” per l’ambiente.

 

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