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Riscatto della laurea per le pensioni future dei Millennials?

Da qualche settimana il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, in quota al Pd, parla insistentemente di una proposta allo studio secondo la quale i cosiddetti Millennials, la generazione nata tra il 1980 e il 2000, potrebbero riscattare in modo gratuito la loro laurea. Cosa che risulterebbe invece molto onerosa per chi volesse fare la stessa cosa e che, avendo già 40 anni, lavorasse.

La misura, dicevamo, è stata pensata per i Millennials, proprio quella generazione che, con il progressivo innalzamento dei requisiti previdenziali, potrebbe andare in pensione a 73 anni. Ma non solo: avranno carriere discontinue, cambieranno diversi lavori (il che è indice di numerosi periodi di disoccupazione), quindi otterranno pensioni molto basse a causa dei pochi contributi; infatti per tutti loro il calcolo dell’assegno di pensione, sarà effettuato con il metodo contributivo, sicuramente meno vantaggioso di quello precedente che era quello retributivo.

Il riscatto gratuito, secondo il sottosegretario, potrebbe partire in via di sperimentazione il prossimo anno e sarebbe limitato ai soli studenti che si laureano in tempo, escludendo quelli fuori corso. In questo modo gli anni passati all’università automaticamente diventerebbero validi anche per raggiungere l’età pensionabile e i relativi contributi verrebbero pagati all’Inps, in tutto o in parte, direttamente dallo Stato. In pratica si tratterebbe di un vero sconto sulla pensione.

Vista così sarebbe una cosa buona e giusta, se non fosse che il Governo, da Palazzo Chigi, fa sapere che la misura non è allo studio, mentre Baretta insiste e parla di ipotesi di lavoro e di calcoli in corso.

Inoltre avvantaggerebbe soltanto i laureati, vale a dire una categoria di persone che vive relativamente meglio di altre.

Intanto, come tutti sappiamo, il Governo sta studiando altro: in vista della prossima Legge di Bilancio da presentare in parlamento dopo l’estate, c’è sul tavolo la cosiddetta pensione di garanzia e cioè un assegno minimo da parte dello Stato destinato a chi in futuro avrà la pensione così bassa da non potergli  assicurare la sopravvivenza. Una specie di retribuzione di garanzia e cittadinanza che riguarderebbe tutti i giovani e gli attuali pensionati che percepiscono pensioni indecenti e non solo quelli che frequentano l’università. Naturalmente, coinvolgendo più persone, si avrebbe un ammontare più alto rispetto al riscatto della laurea. C’è anche un altro problema di copertura: nella prossima Legge di Bilancio, il Governo ha già stabilito che taglierà le tasse sul lavoro per i giovani e pertanto il riscatto della laurea sottrarrebbe inevitabilmente fondi a questo capitolo, così importante per giovani e imprese.

La scelta, insomma, cadrebbe sul lavoro, a nostro avviso la scelta migliore, perché per avere una pensione domani, c’è bisogno di lavoro oggi. Un lavoro dignitoso che permetta di vivere in modo dignitoso.

Il Decreto Sud è legge dopo il sì definitivo della Camera [1]
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