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Si stima che siano 11 milioni gli italiani a consumare almeno un pasto ogni giorno lontano da casa, la metà di questi sono bambini e lo fanno nelle mense scolastiche dove il cibo viene sprecato in grandi quantità, per circa 870.000 tonnellate all’anno. Il problema di tanto sperpero sarebbe dovuto a ordinazioni e acquisti errati, un fatto che ha indotto il governo a intervenire rispolverando il disegno di legge sulla ristorazione collettiva presentato nel 2015. Il ddl si trova ora sul tavolo della Commissione agricoltura del Senato, poi passerà al vaglio dell’Istruzione e infine approderà in Aula.
Il testo include ogni tipo di mensa, da quella ospedaliera a quella assistenziale, fino alla mensa scolastica e lo scopo sarebbe quello di conformare la nostra legislazione alle disposizioni indicate in materia dall’Unione europea. Adeguandosi ad esse, verrebbe meno il famoso discorso “panino da casa” che l’articolo 5 esclude: «I servizi di ristorazione scolastica sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche».
Questo, tuttavia, non significa che le mense potranno aggirare le procedure di selezione. Avranno sì la libertà di optare per le offerte più vantaggiose, ma allo stesso tempo dovranno garantire la qualità del cibo. Un discorso, questo, nel quale si inserisce appieno quanto dichiarato recentemente da Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva che in una nota inviata alla Commissione agricoltura spiega: «Abbiamo chiesto che tra i soggetti da consultare per elaborare le linee guida oltre alle associazioni rappresentative della filiera agroalimentare e l’Anci vi siano anche le organizzazioni civiche e i coordinamenti di commissioni mensa che dovrebbero occuparsi anche della fase di monitoraggio e controllo».
La Bizzarri, a proposito delle mense scolastiche, chiede inoltre che vengano attuati percorsi formativi per quanto riguarda l’educazione alimentare e che siano coinvolti gli insegnati, visto che nel ddl non si fa alcun riferimento alla questione.
Francesca Rocchi, vice presidente di Slow Food Italia fa invece un discorso più ampio, chiarendo come un testo di legge sulla ristorazione scolastica che rimetta finalmente al centro della scuola l’importanza dei futuri cittadini, sia un atto di responsabilità, di accoglienza e sviluppo.
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