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Vivere, raccontare, partecipare: dalla parte delle persone con la sindrome di Down

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Avere un ruolo importante nella nostra società, sviluppare relazioni, interagire ed esercitare un ruolo attivo, anche politicamente. La Giornata internazionale della sindrome di Down, ricorsa ieri, è importante principalmente per ricordare a se stessi e al mondo che le persone affette da trisomia 21 sono e devono essere considerate a tutti gli effetti come un valore aggiunto nelle comunità di tutto il mondo.

Non a caso il tema scelto per questo 2017 è stato “My Voice My Community“, proprio a voler evidenziare la voglia di essere protagonisti; le tante associazioni sparse per il mondo si sono spese per mettere in piedi le più svariate attività, con l’obiettivo di ottenere risultati tangibili. Uno dei primi obiettivi non poteva essere che quello di ribadire l’importanza della consapevolezza, tanto per le persone Down e i loro familiari, quanto per il resto del mondo. In Europa, la European Down Syndrome Association (Edsa) ha divulgato 21 racconti di altrettanti ragazze e ragazzi provenienti dai Paesi del Vecchio Continente che parlano del loro modo di partecipare alla vita delle comunità di cui fanno parte. Storie, valori, prospettive, desideri e speranze per il futuro perché, come fa notare l’Associazione, «vogliono essere ascoltati e vogliono influenzare la politica e le azioni dei governi, in modo che sia garantita la loro inclusione, in modo pieno e paritario con gli altri e in tutti gli aspetti della società».

Voci che devono poter parlare al mondo intero, essere prese in seria considerazione, come ricorda il nostro connazionale Leonardo, 25enne pisano, che tocca un tasto dolente del nostro Paese, e dice: «Il diritto al lavoro è importante perché noi ragazzi vogliamo essere adulti come tutti gli altri».

Sempre in Occidente ma questa volta negli Stati Uniti, e più precisamente a New York – presso la sede delle Nazioni Unite – si è tenuta invece la VI conferenza mondiale sullo stesso tema. Dichiarano gli organizzatori americani: «Le persone con sindrome di Down devono essere incluse su una base di completa uguaglianza con gli altri: la realtà per molti è che prevalgono invece atteggiamenti negativi che si traducono in discriminazione ed esclusione, e sfociano in una comunità in cui le persone con sindrome di Down non possono integrarsi con successo. E invece l’esperienza che si vuole comunicare è che quando alle persone con sindrome di Down e altre disabilità viene data l’opportunità di partecipare, tutte le persone beneficiano di questo ambiente condiviso di amicizia, di accettazione e di rispetto per tutti».

Tra i relatori presenti alla conferenza per l’Italia c’era Irene Galli, in rappresentanza di CoorDown, la coordinazione che ha collaborato allo splendido video “Not special needs”, parole e immagini mescolate sapientemente e che chiedono un superamento del concetto di “bisogni speciali” per imparare, come spiega proprio CoorDown, che «le persone con sindrome di Down hanno le stesse esigenze di chiunque altro: studiare, lavorare, avere delle opportunità, far sentire la propria voce ed essere ascoltati».

 

 

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