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Essere albini in Africa

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Esistono dei Paesi, soprattutto in Africa – e nello specifico parliamo del Malawi, Tanzania, Uganda, Burundi – in cui nascere albini significa andare incontro a una vita fatta di stenti, sopraffazioni, violenze e, nel peggiore dei casi, morte.

Gli albini soffrono di una malattia genetica caratterizzata dalla mancanza di melanina nella pelle, nell’iride e nei capelli. Questa è la ragione per cui il loro aspetto appare insolito rispetto alla maggioranza della popolazione africana che, vittima di false credenze e ignoranza, perseguita da secoli migliaia di esseri umani. In Tanzania, ad esempio, chi soffre di albinismo è costretto a subire maltrattamenti di ogni sorta in quanto considerato “anormale”. Le donne devono invece convivere con una paura doppia: quella di essere violentate e quella di essere contagiate dal virus Hiv, in quanto presso la popolazione è diffusa e radicata l’idea che il sesso con una persona albina sia in grado di curare l’Aids. A questo strazio, va aggiunto che in Tanzania – come anche in altri Paesi africani – si pensa che alcune parti del corpo degli albini siano potenti talismani contro varie catastrofi.

Sono ormai anni che molte organizzazioni umanitarie si impegnano in ogni modo allo scopo di contrastare questo fenomeno. Proprio recentemente, infatti, Amnesty International ha dato notizia sul suo sito del primo omicidio ai danni di in albino in questo 2017. Si trattava di un 19enne – Madalitso Pensulo, che nel villaggio di Mlonda, in Malawi, è andato incontro alla morte il 10 gennaio. Di qui, la denuncia dell’Organizzazione che chiede maggiore impegno da parte dello Stato africano in questione, tacciato di impunità verso questo tipo di reati, e il quale impegno si estende poi a tutto il Continente Nero. Nella sola Tanzania sono morte, negli ultimi 15 anni, almeno 80 persone albine. In Malawi sono circa 7.000 gli individui che vivono in una costante situazione di pericolo; qui nel 2015 sono stati riscontrati 45 casi tra omicidi o tentati omicidi.

Esiste tuttavia una buona notizia che però rischia di diventare pessima se non si interviene con una certa immediatezza. Ne ha dato recentemente notizia il mensile Africa. È l’isola di Ukerewe, sul Lago Vittoria in Tanzania, dove vive la più alta concentrazione di albini al mondo. Qui, per molto tempo, si è creata una comunità che ha vissuto in sicurezza, lontana dalle superstizioni e dai pregiudizi che ne minacciavano l’esistenza. Parliamo di circa 80 persone affette da albinismo che hanno potuto vivere pacificamente integrandosi con la popolazione locale, dotandosi di una clinica specializzata per il trattamento delle numerose complicanze a cui la patologia inevitabilmente porta, e, addirittura, di un ufficio legale che ne difende i diritti.

Il problema è che, purtroppo, sentimenti di paura e angoscia hanno recentemente raggiunto anche “l’isola felice”. Si tratta di minacce che giungono dall’esterno riguardano il mercato degli organi degli albini. Come abbiamo detto, infatti, esiste in Africa una superstizione in base alla quale parti del corpo degli albini avrebbero poteri particolari, ragion per cui persone senza scrupoli vivono di questo genere di criminalità.

Mentre molte organizzazioni umanitarie denunciano la situazione africana, spronano i governi a intervenire, creano informazione intorno a questo terribile fenomeno, sensibilizzano in materia, in aiuto dei tanti albini che vivono ogni giorno nel terrore, arriva anche l’appello della Ukerewe albino society: «Chiunque si trovi in pericolo o si senta minacciato è benvenuto sulla nostra isola. Qui possiamo imparare a difenderci e tornare a vivere in pace».

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