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NASA e NOAA confermano: 2016 anno più caldo di sempre, servono misure immediate

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Più volte abbiamo dato notizia di autorevoli studi che attestavano come il 2016 sia stato l’anno più caldo a livello globale. Al coro di tanti studi si aggiungono ora le conferme delle due agenzie scientifiche più influenti al mondo, la NASA e la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).

Ci troviamo di fronte a una situazione in cui, per 3 anni di seguito, le temperature sono via via salite fino a superare ogni record, toccando livelli mai registrati prima. Stando a quanto riportano gli studi, era dal 1880 che non ci si imbatteva in dati tanto allarmanti; la temperatura media della superficie del Pianeta è aumentata di circa 1° C a partire dalla fine del XIX secolo.

Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies, ha spiegato come «il 2016 abbia fatto registrare il terzo record di una serie. Non ci aspettiamo record del genere ogni anno, ma il fatto che si susseguano in questo modo è un chiaro segnale del trend a lungo termine del riscaldamento globale».

Un processo di riscaldamento che è cresciuto in maniera rapidissima negli ultimi 35 anni e la NASA non nutre dubbi sull’attendibilità delle ricerche effettuate «considerato che le collocazioni delle stazioni meteo e le modalità di misurazione cambiano nel corso del tempo, ci sono incertezze nell’interpretazione delle differenze di temperatura globali medie specifiche di anno in anno. Tuttavia, anche tenendo conto di ciò, la NASA stima che il 2016 sia stato l’anno più caldo con certezza superiore al 95%». Un margine di errore, dunque, davvero minimo e quasi inesistente se si prendono in considerazione i numerosi studi di autorevoli agenzie giunte alle stesse conclusione della NASA.

Leggendo il report in questione, vengono riportante in maniera molto chiare le cause e le conseguenze del vertiginoso aumento della temperatura terrestre. Per quanto concerne le cause, El Niño ha certamente avuto un ruolo centrale, ma anche le emissioni di anidride carbonica sono state elevatissime. Sulle conseguenze relative al surriscaldamento globale abbiamo parlato spesso e diffusamente ma occorre ricordare con forza il dramma rappresentato dallo scioglimento dei ghiacciai. Su questo punto i dati Noaa spiegano che nell’emisfero Nord, durante lo scorso anno, la media annua di copertura del manto nevoso è stata di 9,51 milioni di miglia quadrate, circa 100.000 miglia quadrate in meno rispetto alla media 1981-2010.

Dunque, non solo il ghiaccio marino artico continua a sciogliersi ma il 2016 è stato un anno di totale declino con la registrazione della media più bassa di sempre, ossia 3.920 mila miglia quadrate. Anche l’Antartide non consola: ha registrato la seconda estensione del ghiaccio marino più ridotta dopo il 1986, pari a 4.31 milioni di miglia quadrate.

Secondo Gavin Schmidt dati del genere sono più che allarmanti e pensa che dovrebbero essere sufficienti a prendere decisioni importanti da parte dei governi del mondo perché «tutto quello che si deciderà di fare in merito potrà fare la differenza, dal momento che il trend registrato a partire dagli anni ’70 è in crescita e – soprattutto – inarrestabile».

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