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La carovana delle madri in cerca dei figli, le moltitudini di desaparecidos che non dobbiamo dimenticare

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Più volte abbiamo avuto modo di parlare del dramma costituito dai desaparecidos, gli scomparsi in America Latina a causa di governi corrotti, regimi autoritari che nel corso del tempo hanno sequestrato, torturato, ucciso, nascosto, migliaia di persone colpevoli semplicemente di denunciare gli abusi di potere o talvolta solo sospettati di comportamenti contro il potere stesso e per questo perseguitati.

I familiari di coloro che sono stati coinvolti da questa tragedia, nella maggioranza dei casi, non hanno mai smesso di lottare, di chiedere di giustizia, di fare quanto in loro potere per impedire al mondo di dimenticare una pagina nera del passato che, e questo bisogna tenerlo a mente, continua ad essere scritta ancora oggi.

Ogni anno, determinata e imperterrita, viene organizzata dall’associazione messicana Movimiento Migrantes Mesoamericano (Mmm) una carovana delle madri e dei parenti scomparsi che da ben 13 anni parte alla volta di un viaggio di circa 18 giorni con tappe in tutte le zone del Messico. Un evento che se da un lato è simbolico, dall’altro è accompagnato dalla perenne speranza di rintracciare i cari scomparsi, molti dei quali erano sono giovani provenienti da Paesi molto poveri come il Guatemala, Honduras ed El Salvador che arrivavano in Messico in cerca di fortuna, con la speranza di raggiungere prima o dopo gli Stati Uniti. Migliaia di persone di cui si sono perse le tracce da tempo, sprofondate senza ragione nella palude del silenzio.

Amnesty International ha calcolato che proprio nel Paese del Centro America sono spartite più di 27.000 persone solo negli ultimi 2 anni. Più specificamente, la scomparsa di costoro sarebbe legata al commercio di droghe, ma a destare sgomento sono i numeri che emergono da un altro fatto, quello relativo all’immigrazione, per cui i conti non tornano: nel 2016 in Messico sono stati fermati 178.254 migranti e non risulta alcuna crescita dei permessi di asilo concessi. Dunque, dove si trovano queste persone? La domanda non ha risposte. Però sappiamo per certo che i migranti che affidano le proprie sorti alla criminalità sono in crescendo e sembra lo facciano nell’illusione di avere maggiori chance per superare le barriere sorvegliate dai militari. Da qualche mese, da quanto Donald Trump si è insediato nella Casa Bianca, la situazione appare ulteriormente complicata perché le minacce anti-immigrazione del nuovo presidente U.S.A sembra abbiano aumentato le fughe clandestine proprio negli ultimi tempi.

La carovana delle madri e dei parenti scomparsi ha partecipato, in novembre, alla spedizione di Mmm ed era composta interamente da donne. Una marcia che ha toccato moltissimi centri delle città messicane, con un seguito di striscioni, cartelli, megafoni, foto mostrate a chiunque volesse vederle. Hanno ricevuto in cambio omertà ma anche appoggio da parte della cittadinanza locale, soprattutto da quella parte che a sua volta ha dovuto fare i conti con la stessa tragedia. Il punto critico di tutta questa faccenda è la mancanza di risorse economiche e, aspetto ancora più grave, l’assenza di un qualsiasi appoggio ufficiale o presa di posizione da parte delle istituzioni. Anzi, molto frequentemente a rendere vani i tentativi di ricongiungimento sono proprio le autorità che non hanno alcun interesse a mostrare le tracce delle loro stesse malefatte e dei traffici criminali legati all’immigrazione.

Eppure gli attivisti di Mmm in 13 anni dei risultati li hanno raggiunti: sono infatti riusciti a rintracciare 270 desaparecidos. Un numero che sembra nulla rispetto agli ancora 70.000 invisibili dispersi nel territorio messicano, ma ritrovare 270 persone in una situazione in cui gli organi ufficiali non collaborano – anzi ostacolano le ricerche – non è cosa da poco. E il coraggio di queste donne che non si arrendono, guidate dall’amore e dalla determinazione, è qualcosa di ammirevole di cui non parlare sarebbe delittuoso.

 

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