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Puntare sul settore agroforestale per combattere i cambiamenti climatici

Recentemente a Roma in occasione di un evento voluto dalla Fao [1], “Cambiamenti climatici e settore agroforestale”, si è parlato di come quest’ultimo rivesta un ruolo importantissimo nella lotta contro i cambiamenti climatici. Infatti, unendo silvicoltura e agricoltura, si va verso «un approccio che vede l’utilizzo efficiente della terra in combinazione con raccolti e allevamento, una componente essenziale della transizione verso il nuovo paradigma per un’agricoltura sostenibile», come ha spiegato il direttore generale della Fao José Graziano da Silva in un messaggio letto dal vicedirettore generale Maria Helena Semedo.

Quest’ultima ha evidenziato l’importanza di utilizzare un approccio nuovo nell’uso della terra in riferimento proprio al settore agroforestale, spiegando anche come l’agricoltura possa giocare un ruolo chiave per ridurre le emissioni di gas serra: «In agricoltura, adattamento e mitigazione del cambiamento climatico sono due facce della stessa medaglia. Dobbiamo esplorare più a fondo i mutui benefici che adattamento, mitigazione e sviluppo offrono».

Permettere insomma agli alberi di salvarci, un po’ come ha affermato Francesco Rutelli, presidente del Centro per un Futuro Sostenibile [2], una fondazione che sostiene e promuove tutte quelle iniziative su questioni legate all’ambiente e ai cambiamenti del clima.

Se da un lato la maggioranza dei Paesi ammette che l’agricoltura sia uno dei settori a cui imputare le maggiori emissioni di gas serra, dall’altro è anche vero che si investe veramente molto poco in questo ambito per far sì che si produca limitando l’impatto ambientale. A tal proposito, nel corso dell’evento Fao si è discusso di come nel 2014, ad esempio, si siano destinati all’agricoltura solo il 2% del totale degli investimenti. Un dato, questo, che pone delle riflessioni e certamente indica che in questa direzione è necessario fare molto di più.

Volontariato: 40 milioni di euro nel 2017 per i centri di servizio [3]
In Italia ci sono sempre meno nascite [4]