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Sono più di 550 mila le imprese italiane gestite da immigrati

Viene riconfermato il trend positivo di crescita delle imprese a gestione immigrata fotografata negli ultimi anni dai dati di fonte Unioncamere/Infocamere. Dopo l’aumento di circa 71 mila unità del triennio 2011-2014 (+15,6%), anche il 2015 si è concluso in positivo (+26 mila, +5%), per un incremento complessivo che sfiora le 100 mila unità (+21,3%). Queste sono alcune delle importanti anticipazioni del Rapporto “Immigrazione e imprenditoria 2016” curato dal Centro studi e ricerche Idos con il sostegno della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA) [1], di MoneyGram [2] e di altre strutture professionali, che uscirà in autunno.

Tale rapporto evidenzia che, per la prima volta dopo quattro anni, nel 2015 il numero delle imprese nel nostro Paese ha smesso di ridursi, anche grazie al contributo dell’imprenditoria immigrata.

Come ha spiegato il presidente della Cna, Daniele Vaccarino: «Il dinamismo imprenditoriale italiano ha contagiato anche gli immigrati. I dati del rapporto Idos dimostrano che la spinta degli immigrati all’avvio di nuove attività è cresciuta anche nel 2015, incessantemente, perfino in settori maturi, dai quali gli imprenditori autoctoni si allontanano».

Le imprese italiane guidate da lavoratori nati all’estero sono già più di 550 mila, quasi un decimo di quelle iscritte negli elenchi delle Camere di commercio: il 9,1% contro il 7,4% del 2011.

Per quanto riguarda i comparti dominanti il commercio (36,4%) consolida il proprio primato insieme all’edilizia (23,4%), che raccoglie 6 imprese ogni 10. Sono le attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese, invece, a distinguersi per la più elevata incidenza delle imprese condotte da immigrati sul totale: 1 ogni 6 (16,1%). Lo stesso rapporto è di oltre 1 ogni 7 nell’edilizia (15,1%) e di oltre 1 ogni 8 nel commercio (12,9%), mentre resta ridotto l’impatto sulle startup innovative (2,1%). In un terzo dei casi si tratta di imprese artigiane (180mila, 32,7%), un valore più che raddoppiato nella manifattura (68,4%) e che supera i quattro quinti del totale nelle costruzioni (83,2%).

Per quanto concerne invece i Paesi dai quali proviene il maggior numero di responsabili di imprese individuali sono Marocco, Cina e Romania, ma è il Bangladesh a caratterizzarsi per l’incremento più sostenuto. Lombardia e Lazio, e al loro interno Milano e Roma, rimangono le aree dove sono maggiormente diffuse le attività.

La Lombardia (19,1%) e il Lazio (12,8%), e al loro interno le aree di Roma (10,9%) e Milano (8,9%), rappresentano i principali poli di insediamento della popolazione straniera in Italia, raccogliendo nell’insieme quasi un terzo di tutte le imprese condotte da immigrati registrate nel Paese (31,9%). Sono Toscana (12,6%) e Liguria (11,8%) invece a contraddistinguersi per il più elevato impatto di queste attività sul totale e, a livello provinciale, Prato (26,2%) e Trieste (15,3%). Nel complesso, in oltre i tre quarti dei casi si tratta di imprese con sede nel Centro-Nord (77,3%).

Osservando i dati relativi ai responsabili di imprese individuali, si conferma il protagonismo di marocchini (14,9%), cinesi (11,1%) e romeni (10,8%), i primi tradizionalmente concentrati nel commercio (73,3%), i secondi distribuiti soprattutto tra commercio (39,9%), manifattura (34,9%) e attivita’ di alloggio e ristorazione (12,9%), gli ultimi dediti per quasi i due terzi all’edilizia (64,4%). Sono i bangladesi, pero’, aumentati di quasi 3 volte dal 2001 (+280,2%), a far registrare la crescita piu’ sostenuta anche in quest’ultimo anno (+10%)

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