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Il 25 giugno a Bari hanno manifestato unitariamente Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil per opporsi con forza al caporalato e allo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per rivendicare il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro.
“Con questa grande mobilitazione – affermano Luigi Sbarra, Ivana Galli e Stefano Mantegazza – intendiamo rilanciare le nostre proposte e chiedere a Governo e Parlamento di accelerare l’approvazione del Ddl 2217 contro il caporalato. Il tempo degli annunci è finito: il governo individui una corsia preferenziale per il provvedimento o con la nuova stagione di raccolta ci troveremo presto a fare i conti con nuove vittime del lavoro nero. Per combattere questa ignobile piaga sociale, servono, infatti, una stretta sul versante penale e maggiori ispezioni, ma anche maggiore coinvolgimento attivo delle parti sociali per innalzare la qualità del lavoro agricolo”.
In effetti il Disegno di legge 2217 di iniziativa governativa (Ministro per le politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, Ministro della giustizia Andrea Orlando, Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti) è stato presentato alla Camera il 28 gennaio 2016 e assegnato in sede referente alla Nona Commissione permanente agricoltura e produzioni agroalimentari il 2 febbraio. Da allora una sola seduta (il 28 giugno scorso) per prendere in esame il testo.
Inutile dire che il caporalato rappresenta una delle pratiche più degradanti che si possano immaginare. Non è esagerato parlare di sostanziale riduzione in schiavitù di migliaia di uomini e donne, soprattutto migranti, ma sempre più anche di nostri connazionali, a pochi chilometri dalle nostre abitazioni. Non sfugge a nessuno che il comparto agricolo soffre di una competizione internazionale durissima, ma questa non è una buona ragione per comprimere il costo del lavoro oltre ogni limite accettabile. Anzi, questa condizione richiama tutti i soggetti in causa a una comune assunzione di responsabilità per affrontare insieme ogni aspetto del problema. In ogni caso l’urgenza è assoluta e il Parlamento ha l’obbligo morale di concludere l’iter legislativo al più presto.
Inoltre vale la pena sottolineare come il rischio della diffusione dello sfruttamento del lavoro in agricoltura oltre le tradizionali aree del Mezzogiorno è assolutamente concreto. Basta leggere le dichiarazioni del Governatore della Toscana Enrico Rossi a proposito dello sfruttamento degli immigrati nelle aziende vinicole del Chianti e prestare attenzione alle denunce delle organizzazioni sindacali sul lavoro agricolo nella piana del Fucino in Abruzzo. Situazione paradossale, peraltro, per produzioni di altissima qualità apprezzate in tutto il mondo, fiore all’occhiello del modello italiano.
Tuttavia vorremmo concludere questa riflessione proponendo all’attenzione dei lettori un tentativo apprezzabile di contrastare concretamente il caporalato con interventi coordinati tra le istituzioni competenti, le organizzazioni datoriali, i sindacati dei lavoratori e i soggetti del Terzo settore, impegnati nelle politiche di accoglienza e di primo intervento per i migranti. Ci riferiamo al Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura “Cura – Legalità – Uscita dal ghetto”, di cui riportiamo un ampio stralcio. Per la consultazione del testo integrale rinviamo alla pagina web.
PROTOCOLLO SPERIMENTALE CONTRO IL CAPORALATO E LO SFRUTTAMENTO LAVORATIVO IN AGRICOLTURA “CURA – LEGALITA’ – USCITA DAL GHETTO”
Il presente intervento si inserisce nella più ampia azione messa in atto dal Governo riguardante anche l’istituto della Rete del lavoro agricolo di qualità, di cui all’articolo 6 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116.
(…)
Le Parti convengono quanto segue
Art. 1 (Oggetto)
Art. 2 (Istituzioni coinvolte)
Art. 3 (Organizzazioni coinvolte)
Art. 4 (Attività promosse)
Art. 5 (Risorse finanziarie)
(…)
Art. 7 (Durata)
Roma, lì 27 maggio 2016
Il Ministro del lavoro, Il Ministro dell’interno, Il Ministro delle politiche e delle politiche sociali agricole, alimentari e forestali, Regione Basilicata, Regione Calabria, Regione Campania, Regione Puglia, Regione Siciliana, Ispettorato nazionale del lavoro, ACLI TERRA, Caritas italiana, Croce Rossa Italiana, Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Alleanza delle cooperative italiane, Coldiretti, Confagricoltura, CIA, COPAGRI, FLAI CGIL, FAI CISL, UILA UIL
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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