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Non è necessario essere a Palermo

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Negli ultimi anni, per lavoro, molto spesso sono stato in Sicilia, a Palermo in particolare. Come tutti sono rimasto affascinato dalle bellezze della città e dall’intelligenza dei suoi abitanti. Allo stesso tempo ho sperimentato con mano le contraddizioni di quella terra, gli ostacoli che si incontrano per fare anche le cose più semplici. Tutto sembra terribilmente complicato e difficile.

Confesso che mi sono sentito dalla parte di Roberto Vecchioni quando ha dichiarato “Non amo la Sicilia che non si difende, che rovina la sua intelligenza e la sua cultura (…). Non amo questa Sicilia che si butta via”. Eppure, continua Vecchioni, “i siciliani sono la razza più intelligente che c’è al mondo”.

Queste riflessioni mi sono tornate alla mente quando ho guardato la nuova applicazione per tablet e smartphone “NOma-luoghi e storie NOmafia”. L’app (leggi l’articolo) propone le storie di alcuni dei protagonisti della lotta alla mafia: Antonino Agostino, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Mauro De Mauro, Giovanni Falcone, Mario Francese, Giorgio Boris Giuliano, Libero Grassi, Carmelo Iannì, Pio La Torre, Piersanti Mattarella, Beppe Montana, Giuseppe Puglisi, Pietro Scaglione, Cesare Terranova. Altre seguiranno.

Una app, un nuovo strumento “tecnologico” per raccontare storie di persone diventate, loro malgrado, eroi di una battaglia che sembra senza fine, per visitare attraverso i loro luoghi una grande e martoriata città, per trovare, però, anche i luoghi del riscatto.

Non ho mai amato la retorica, ancor meno quella dell’antimafia; spesso le stesse parole, ripetute all’infinito, perdono significato, diventano senza suono, mute. Ma le storie delle persone meritano sempre di essere ascoltate, conquistano la nostra attenzione, entrano nella mente e nei cuori. “La Sicilia deve avere un coraggio spaventoso”, afferma ancora Vecchioni. Queste storie ci fanno comprendere che la Sicilia ha già avuto un coraggio spaventoso se tante persone hanno messo a rischio la propria vita per fare in modo che questa terra fosse “all’altezza di sé stessa”.

Le voci di siciliani che conosciamo e amiamo, con rispetto e sensibilità, raccontano le vicende dei protagonisti della lotta alla mafia: Leo Gullotta, Giuseppe Fiorello, Paolo Briguglia, Ficarra e Picone, Donatella Finocchiaro, Nino Frassica, Pippo Baudo, Luigi Lo Cascio, Teresa Mannino, Isabella Ragonese, Francesco Scianna, Giuseppe Tornatore. Voce narrante dell’intero itinerario, PIF Pierfrancesco Diliberto. Sono voci familiari, a loro modo autorevoli, di cui sentiamo di poterci fidare. Le loro, ne siamo certi, non sono parole destinate a diventare senza suono.

Innovazione tecnologica? Innovazione sociale? Non è importante la definizione; importante è che una “piccola comunità di voci” abbia scelto nuovi strumenti e nuovi linguaggi per narrare storie di coraggio e di amore per il proprio Paese e la propria terra. E non sembri strano che, proprio in Sicilia, una app diventi forma moderna di un mestiere antichissimo: il mestiere del cantastorie, che ti accompagna per la città facendoti scoprire luoghi, spesso anonimi e privi di ogni bellezza, ma pieni di significato per chi sappia “ascoltare”.

Forse su un aspetto Vecchioni, nel suo “insulto d’amore” per la Sicilia, non si è abbastanza soffermato: le tante testimonianze di rispetto e di amore che i siciliani hanno già dato. L’altra sera ho avuto modo di assistere a uno spettacolo teatrale su Peppino Impastato. Due giovani attori siciliani davano vita a Peppino e alla madre Felicia. Per loro era la cinquantaquattresima replica. Terminato lo spettacolo, con la voce rotta dalla commozione, il protagonista dedica il loro lavoro e l’applauso del pubblico alle vittime della mafia.

Solo un suggerimento. Scaricate l’app e ascoltate. Non è necessario essere a Palermo!

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