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Rossella Muroni (Legambiente): “bisogna promuovere una vera rivoluzione pacifica”

Romana, classe 1974, madre di due bambini, una laurea in Sociologia con indirizzo Ambiente e Territorio conseguita con il massimo dei voti, una passione per l’Aikido e un’esperienza ventennale all’interno della principale associazione ambientalista italiana, che l’ha portata da essere una semplice volontaria a ricoprire la massima carica all’interno dell’organizzazione. E’ questo l’identikit di Rossella Muroni, la nuova presidente nazionale di Legambiente [1], già direttrice generale dell’associazione dal 2007, che nel corso dell’intervista rilasciata a Felicità pubblica riassume impegni, progetti e speranze dell’associazione nata in Italia nel 1980 e che oggi conta oltre 115.000 tra soci e sostenitori, 1.000 gruppi locali, 30.000 classi che partecipano a programmi di educazione ambientale, più di 3.000 giovani che ogni anno prendono parte ai campi di volontariato, oltre 60 aree naturali gestite direttamente o in collaborazione con altre realtà locali.

Da poco più di un mese è stata eletta nuova presidente di Legambiente. Come ha accolto questa delicata nomina e come cambierà il suo ruolo all’interno dell’associazione?

E’ una grande gioia, una grande emozione. Legambiente è per me qualcosa che va oltre il progetto politico. E’ una filosofia di vita. Sono molto contenta e anche consapevole della responsabilità che questo nuovo incarico comporta. Il mio percorso con Legambiente è iniziato 20 anni fa. Ho maturato idee ed obiettivi chiari che condivido con il resto dell’associazione. Siamo una bella squadra!

Lei è la prima donna a ricoprire questo incarico. Parte anche da qui l’idea di intitolare il vostro ultimo congresso “l’era del cambiamento”?

E’ il mondo che sta cambiando. In questi anni è continuamente e velocemente mutato lo scenario globale: l’esplosione della povertà nei Paesi ricchi e la riduzione costante del welfare, la rivoluzione dei social media, la moltiplicazione degli effetti dei cambiamenti climatici e dei disastri ambientali, l’aumento del consumo di suolo e la perdita di biodiversità, l’affermazione delle tecnologie energetiche rinnovabili, la crisi della cultura dell’usa e getta. È un mondo in rapida evoluzione, dove crescono le contraddizioni ma, insieme, emergono nuove e affascinanti prospettive. L’ambientalismo non è più un tema elitario e il movimento ambientalista ha oggi nelle mani una grande possibilità. Quella di promuovere una vera rivoluzione pacifica. La consapevolezza sui temi ambientali e sociali nei cittadini è cresciuta, la green society è forte e pronta a contribuire realmente al cambiamento con la forza dirompente delle idee. L’era del cambiamento”, il titolo dell’ultimo congresso di Legambiente, fa riferimento a questo scenario. Essere la prima donna presidente di Legambiente è uno degli aspetti del cambiamento che avanza e che ho intenzione di cavalcare. Le donne hanno un ruolo fondamentale nel nutrire tutti gli aspetti positivi dell’evoluzione in corso e personalmente sono convinta che abbiano una marcia in più.

Quali sono le sfide che Legambiente dovrà affrontare nel 2016?

Rafforzare e consolidare i percorsi che abbiamo intrapreso e sui quali crediamo fermamente: la riconversione energetica, l’abbandono del petrolio, lo stop al consumo di suolo, una nuova edilizia per rigenerare senza cementificare, una mobilità sostenibile. Costruire alleanze virtuose e trasversali, nella società civile, tra gli imprenditori, in Parlamento, per raggiungere obiettivi concreti di interesse comune, come abbiamo fatto nella battaglia per l’approvazione della legge sugli ecoreati.

Negli ultimi anni i problemi ambientali in Italia sono cresciuti a dismisura, basti pensare all’inquinamento che attanaglia sempre più le città, ma è aumentata anche la sensibilità dei cittadini nei confronti di tali tematiche. Come associazione, avete percepito questa maggiore propensione alla sostenibilità ambientale?

Sì assolutamente, come accennavo prima l’attenzione dei cittadini ai temi ambientali è cresciuta. C’è una maggiore consapevolezza e voglia di fare rotta verso la sostenibilità. Le buone pratiche in Italia in questa direzione sono ormai tante. Dai comuni che riescono a differenziare il 90% dei rifiuti a quelli che soddisfano l’intero fabbisogno energetico della loro comunità con la produzione di energia da fonti rinnovabili, le aziende agricole che scelgono il biologico per le loro produzioni, l’offerta sempre più capillare di un turismo dolce che non impatta sui territori. Potrei fare mille esempi ancora. Esiste un mondo e un’economia che si sta muovendo intorno alla sostenibilità. E’ la politica che si deve svegliare.

A proposito di inquinamento, nei giorni scorsi Legambiente ha presentato l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria, Mal’aria 2016 (leggi l’articolo [2] e l’approfondimento [3]). Quali sono i dati più allarmanti emersi?

Il 2015 è stato un anno da “codice rosso”. Delle 90 città che abbiamo monitorato ben 48 (il 53%), hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti di Pm10. 48 città fuori legge con il Pm10 alle stelle. La questione ancora più sconcertante è che questi dati sono in linea con la media del numero di città fuorilegge degli ultimi sette anni. Viviamo in città malate croniche di smog. A parte le solite misure d’emergenza nulla si sta muovendo per mettere mano concretamente a questa situazione. Questo è allarmante! E’ veramente ora di cambiare aria.

Qual è, in sintesi, la ricetta di Legambiente per rendere le città più vivibili?

Infine servono nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto. Insomma sono urgenti politiche di concerto in grado di rispondere alla complessità del problema. I blocchi del traffico o le targhe alterne sono misure necessarie ma assolutamente insufficienti.

Un’importante spinta alla tutela e al rispetto del pianeta è arrivata di recente dalla Conferenza di Parigi Cop21. Qual è il vostro punto di vista in merito a quanto emerso e alle linee guida dettate a Parigi?

Un accordo che finalmente pone le fondamenta per affrontare sul serio la crisi climatica che affligge il pianeta, frutto anche della grande mobilitazione della società civile globale, con il contributo importante di Legambiente in Italia. Tuttavia non va dimenticato che si tratta di una strada in salita. Il pragmatismo politico dei governi ha impedito di prendere a Parigi tutte quelle scelte ambiziose e forti che la crisi climatica impone. La mobilitazione continua. Il nostro primo obiettivo è far sì che l’Europa e l’Italia traducano subito in azione politica gli impegni presi a Parigi. A Parigi il mondo si è messo in marcia. Una marcia irreversibile verso un futuro rinnovabile e libero da fossili.

Facendo un passo indietro, Legambiente da oltre 35 anni è attiva sul territorio nazionale. Quali sono state le battaglie più importanti vinte in questi anni?

Voglio citarne due fra tutte: quella contro il nucleare e l’approvazione della legge sugli ecoreati. Due grandi conquiste per il Paese.

Ci sono tanti fattori che concorrono al raggiungimento della felicità pubblica. Qual è, secondo lei, quello più importante?

Sono convinta che la partecipazione sia un elemento fondamentale. Un mondo diverso è possibile, se lo costruiamo insieme.

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