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Liguria zero emission

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Liguria Zero Emission. Dopo la conferenza di Parigi i primi passi verso un modello di sviluppo regionale eco-sostenibile. Le opportunità per economia, occupazione e ambiente”. Questo il titolo del convegno che ha avuto luogo a Roma il 28 gennaio 2016 nel Salone centrale dell’Enea. Nell’occasione è stato presentato il rapporto, “Liguria, proposte per un modello di sviluppo nearly zero emissions”, uno studio commissionato da WWF Italia all’ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (leggi l’articolo).

Due circostanze meritano di essere sottolineate. La prima è che un documento complesso, che indica nuove linee di programmazione in materia energetica, sia commissionato da un’associazione ambientalista e realizzato da un Ente pubblico di ricerca. Segno dei tempi: il protagonismo della società civile anticipa le scelte delle istituzioni pubbliche, sollecita interventi adeguati e fornisce stimoli per superare ritardi e reticenze.

La seconda circostanza attiene al fatto che proprio la Liguria, la regione dove ci sono ben tre centrali a carbone, si propone come laboratorio della decarbonizzazione, studia la transizione verso un’economia green, interpretata anche nella sua dimensione di nuova opportunità per il sistema produttivo e per l’occupazione.

In apertura del Convegno Natale Massimo Caminiti dell’ENEA ha spiegato che la ricerca “analizza la possibilità di una transizione verso un modello “Green”, che prevede l’utilizzo di tecnologie e sistemi tecnologici “Low Carbon”. Questo non solo in grado di ridurre le emissioni di gas serra e limitare l’impatto dei cambiamenti climatici come indicato dal recente accordo di Parigi e dagli impegni Europei, ma anche di promuovere l’efficienza energetica e, seguendo i principi di una economia circolare, favorire lo sviluppo e l’innovazione del sistema produttivo e l’incremento dei livelli occupazionali”.

Roberto Morabito, direttore del Dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’ENEA ha sottolineato come non si tratti “di un piano energetico regionale, ma dell’analisi di alcune opzioni che possono essere sviluppate e percorse da subito e avere piena attuazione nel corso di qualche decennio. L’obiettivo è l’individuazione di un modello di sviluppo green e low carbon che possa essere replicabile anche in altre realtà regionali e territoriali.”

Infine, Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia, riguardo ai risultati emersi dal report ha commentato: “Questo studio dimostra in modo chiaro e inequivocabile come già oggi esistano una serie di soluzioni concrete e cantierabili che consentirebbero ad una Regione come la Liguria (ma il discorso potrebbe tranquillamente essere esteso all’intero Paese) di fare rotta verso un’economia a bassissime emissioni, capace cioè di contrastare la minaccia dei cambiamenti climatici e, allo stesso tempo, creare nuova occupazione, più durevole e sostenibile”.

Proponiamo ai lettori di Felicità pubblica l’Executive Summary della ricerca, rinviando al seguente link la consultazione del testo integrale.

Il lavoro riguarda uno studio che il WWF ha commissionato all’ENEA, sulle possibilità di una transizione verso un modello “Green”, che prevede l’utilizzo di tecnologie e sistemi tecnologici “Low Carbon” in grado non solo di ridurre le emissioni di gas serra e limitare l’impatto dei cambiamenti climatici come indicato dal recente accordo di Parigi e dagli impegni Europei, ma anche promuovere l’efficienza energetica e, seguendo i principi di una economia circolare, favorire lo sviluppo e l’innovazione del sistema produttivo e l’incremento dei livelli occupazionali.

Lo studio, attraverso una metodologia bottom-up, analizza una serie di opzioni e proposte tecnologiche, e ne valuta l’impatto in termini di efficienza energetica, riduzione delle emissioni climalteranti, stima degli investimenti e degli aspetti occupazionali.
Non si tratta di un piano energetico regionale, ma dell’analisi di alcune opzioni che possono essere sviluppate e avviate da subito e avere una loro piena attuazione nel corso di qualche decennio. Alcune opzioni non sono ancora pienamente mature ma promettenti la cui affermazione dipende dagli investimenti e dalle traiettorie di sviluppo internazionali, come ad esempio l’auto elettrica.

Per altre, si tratta di tecnologie ormai mature di sicuro sviluppo e prospettiva, ma ancora condizionate da costi e da limiti organizzativi del mercato, quali ad esempio il fotovoltaico. Altre, quali la riqualificazione energetica ad emissioni quasi zero degli edifici, sono tecnologicamente pronte, ma ostacolate da inerzie organizzative e disponibilità di accesso a capitali adeguati. Complessivamente sono state prese in considerazione oltre 30 opzioni tecnologiche e su 15 di esse è stata effettuata una valutazione degli impatti energetici, ambientali, economici ed occupazionali, arrivando ad una rosa di interventi, da poter promuovere in cinque settori strategici: le fonti rinnovabili elettriche, le rinnovabili termiche, lo sviluppo dell’accumulo elettrochimico in batterie, il risparmio nell’edilizia, la sostenibilità nel settore dei trasporti.

Secondo lo studio, l’insieme delle proposte, comporta una riduzione di CO2 di circa 6 MtCO2/anno a regime, pari a circa 3,6 tCO2eq. pro-capite, rispetto a una emissione nazionale media pro-capite di circa 7,1 tCO2eq. In sostanza, la Liguria dimezzerebbe le sue emissioni pro capite. A livello di occupazione, verrebbero a crearsi circa 4.500 posti, senza contare le opzioni riguardanti la sostenibilità nel settore dei trasporti, di difficile quantificazione sotto questo aspetto. Per la valutazione dell’occupazione si è fatto riferimento a quella diretta relativa alla realizzazione, gestione e manutenzione degli impianti.

Quasi la metà dei nuovi posti di lavoro risultano legati allo sviluppo di fonti rinnovabili elettriche e termiche, settore nel quale, secondo le stime, potrebbero nascere 2.076 occupati. Tale sviluppo richiederebbe investimenti complessivi pari a 2,5 miliardi di euro, di cui 103 milioni di euro all’anno per le rinnovabili elettriche e 63 milioni di euro all’anno per le rinnovabili termiche, per un totale medio annuo di 166 milioni di euro. L’impatto occupazionale medio annuo sarebbe di 737 occupati per le rinnovabili elettriche e 1.339 per le rinnovabili termiche. Di fatto, in questo modo, il 40% dell’attuale domanda di energia elettrica regionale sarebbe soddisfatto da fonti rinnovabili per un valore pari a circa 2,5 TWh.

Un altro settore dalle grandi potenzialità è la riqualificazione del parco edilizio: con un investimento di circa 209 milioni di euro medio all’anno si creerebbero circa 2186 nuovi posti di lavoro, intervenendo su più di 10 mila appartamenti con una riduzione di consumi pari al 60% rispetto agli attuali. Sull’arco temporale di 15 anni il risparmio energetico complessivo, sarebbe alla fine del periodo, di 71 ktep pari a circa il 15% di riduzione dei consumi termici del residenziale.
Nell’insieme, nel settore delle fonti rinnovabili e della riqualificazione energetica degli edifici si avrebbe un’occupazione di circa 4.262, che salgono a circa 4.500 se si considera l’occupazione associata allo sviluppo e gestione dell’accumulo in batterie.

Anche dai trasporti può venire un contributo rilevante: in particolare, prendendo in considerazioni quattro tipologie di intervento, quali auto elettriche, elettrificazione delle banchine portuali, promozione del traffico pubblico locale e del trasporto ferroviario da e per i porti, si possono ottenere a regime risparmi energetici di circa 310 ktep/a.

Entrando nel dettaglio del lavoro svolto, il primo capitolo affronta, in sintesi, i principali aspetti socio economici della regione. Il Bollettino Economico della Banca d’Italia del gennaio 2014, in un quadro nazionale già di per sé debole principalmente dal punto di vista socio–economico, sottolinea le difficoltà in cui si trova la Liguria. Tuttavia, come rilevato dai principali istituti di analisi italiani e internazionali, sussistono segnali di ripresa che permettono di ipotizzare scenari energetico ambientali in evoluzione.

Partendo da questa premessa, e considerando le questioni energetiche come parte dello sviluppo complessivo del territorio, il capitolo delinea nella sua prima parte un quadro della economia ligure che, a detta del Consiglio Regionale della Liguria, “ha mostrato tutta la sua debolezza nell’affrontare l’ondata recessiva conseguente alla crisi economico-finanziaria complessiva”. All’interno dei principali indicatori analizzati dal Rapporto, gli aspetti demografici e occupazionali sono quelli che maggiormente mostrano ampie criticità, specie per quanto riguarda la dinamica demografica che rappresenta un freno ulteriore rispetto alle altre regioni del Nord Ovest.

Viene analizzata l’evoluzione dei profili professionali e le criticità da un punto di vista socio-economico che caratterizzano il processo di riconversione dell’economia verso un modello low-carbon.
A seguire vengono esaminate le strategie di pianificazione energetica in atto e le potenzialità della programmazione 2014-2020 dei fondi europei.

Il secondo capitolo prende in rassegna una serie di opzioni correlate alla produzione energetica a basso contenuto di carbonio. Si analizza la situazione del fotovoltaico, dell’eolico, dell’idroelettrico, delle biomasse, evidenziando le grandi potenzialità di queste fonti per la produzione energetica elettrica e termica.

L’analisi porta a un forte contributo del fotovoltaico pari a 750 MW installati per una produzione di energia elettrica di circa 900 GWh. Un investimento medio annuo di 50 M€ e un aumento dell’occupazione di 163 unità.
Per l’eolico si punta a un pieno utilizzo delle potenzialità con uno sviluppo per 500 MW e 1000 GWh di energia elettrica prodotta annualmente. L’investimento medio annuo è valutato in circa 40 M€ con una occupazione di 226 unità lavorative.

Il contributo dello sviluppo del biogas viene valutato in 35 MW e una produzione di energia elettrica di 210 GWh, valore di poco superiore ai 31 MW previsti dal PEAR al 2020. Un ulteriore sviluppo del biogas è possibile attraverso l’immissione nella rete gas come biometano. Il contributo della biomassa solida per usi elettrici viene valutato in 16 MW per una produzione di energia elettrica di 79 GWh. Complessivamente l’investimento medio annuo per la biomassa risulta di 7 M€/a e l’occupazione di 218 unità. Per l’utilizzo della biomassa si deve fare ricorso alle migliorie tecnologie disponibili per evitare le emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti.

Per l’idroelettrico si considera un ulteriore sviluppo di piccoli impianti utili, oltre alla produzione di energia elettrica, alla regolazione del regime idrico come misura di adattamento al cambiamento climatico legato agli eventi metereologici estremi. Complessivamente si stima una produzione elettrica annua da idroelettrico pari a 330 GWh.
Complessivamente il contributo di energia elettrica rinnovabile pari a circa 2,5 TWh soddisferebbe oltre il 40% dell’attuale domanda di energia elettrica regionale.

Il ruolo delle rinnovabili per usi termici contribuisce per 221 ktep/a con un investimento di 63 M€ e una di 1.340 unità.
Un discorso a parte viene riservato ai sistemi di accumulo elettrico in un’ottica di maggiore sviluppo e integrazione delle fonti rinnovabili non programmabili. Questa particolare modalità viene analizzata dettagliatamente nel rapporto in quanto gli autori hanno ritenuto il ricorso all’accumulo interessante dal punto di vista dello stato attuale della tecnologia e delle prospettive di mercato. Questo sia per l’integrazione delle fonti rinnovabili non programmabili, che per lo sviluppo dell’auto elettrica e l’opportunità di creare nuova impresa e occupazione. Una prima valutazione porta ad una ipotesi di associare sistemi di accumulo distribuito per 1.125 MWh di energia, pari mediamente a 75 mila utenze e sistemi centralizzati, localizzabili in siti industriali dismessi, per 500 MWh di energia, pari mediamente a circa 25 impianti.

Il terzo capitolo analizza interventi di efficienza energetica negli usi finali e nuove opportunità d’impresa.
Ovviamente in uno studio che valuta le opzioni di transizione verso un modello teso a consumare meno energia, non potevano mancare considerazioni sulla efficienza energetica negli edifici che nella Unione Europea rappresentano un settore di primaria importanza ai fini del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e riduzione dei consumi di energia. Il Rapporto valuta l’intero parco immobiliare della Regione considerando importanti fattori come l’anno e il tipo di costruzione.

Considerando un tasso di ristrutturazione annuo pari all’1% delle abitazioni esistenti e l’utilizzo di tecnologie e tecniche di riqualificazione energetica a basso consumo, si possono ottenere in un periodo di 15 anni risparmi energetici di circa 71 ktep, pari al 15% dei consumi termici del residenziale. L’investimento associato è di circa 210 M€/a con una occupazione di circa 2.186 unità lavorative.

Un altro punto qualificante del Rapporto riguarda le possibilità offerte dal trasporto collettivo e “sociale”, alla luce delle nuove tecnologie e dell’entrata nel mercato di nuove modalità di trasporto trattate nel quarto capitolo. La Liguria per la sua conformazione geografica presenta di per sé notevoli punti critici, sia per le zone urbane che per le zone costiere e montane.

Il Rapporto, prendendo in considerazioni quattro tipologie di intervento, quali: penetrazione delle auto elettriche, elettrificazione delle banchine portuali, promozione del traffico pubblico locale e promozione del trasporto ferroviario da e per i porti, stima a regime l’ottenimento di risparmi energetici di circa 310 ktep/a.

Nell’ultimo capitolo viene riportata l’analisi complessiva relativa a solo 15 opzioni scelte tra quelle sopra analizzate, per le quali viene valutato l’impatto in termini di produzione di energia, risparmio energetico, riduzione di gas serra, occupazione e investimenti.

L’insieme delle proposte, comprensiva della mobilità sostenibile, comporta una riduzione di CO2 complessiva a regime di circa 6 MtCO2/a, pari a circa una riduzione di emissioni di 3,6 tCO2eq. Pro-capite, rispetto a una emissione nazionale media pro-capite di circa 7,1 tCO2eq.

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