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Nel gennaio 2009, non appena Barack Obama, neoeletto presidente degli Sati Uniti, varcò la porta della Casa Bianca prese un impegno importante: chiudere il penitenziario di Guantánamo e trasferire i detenuti in altre carceri del territorio nazionale.
Come ricorda Amnesty International, da quell’annuncio (fatto proprio il 21 gennaio) sono trascorsi 7 anni e Guantánamo è ancora aperto. Al suo interno ci sono 104 detenuti, 45 dei quali ancora trattenuti entro le mura del carcere benché sia già stato autorizzato il rilascio.Naureen Shah, direttrice del programma Sicurezza e diritti umani di Amnesty International Usa, fa notare come gli Stati Uniti stiano violando gli standard internazionali condivisi in materia di giustizia e diritti umani e dichiara: «Guantánamo è diventato il simbolo internazionale della tortura, della detenzione a tempo indeterminato senza accusa né processo. Chiudere il centro non significa semplicemente spostare i prigionieri altrove, bensì porre fine a tutte quelle pratiche e assumere le responsabilità per le violazioni dei diritti umani che vi hanno avuto luogo».
Guantánamo fu aperto a Cuba nel gennaio del 2002 e per lungo tempo ha rappresentato la strategia scelta dagli Stati Uniti per combattere il terrorismo, violando di fatto sistematicamente il rispetto dei diritti umani.
Nel 2008 sono stati rimpatriati dei prigionieri la cui detenzione un tribunale federale aveva dichiarato illegale. Entro le mura del carcere sono morte nove persone, sette di queste per suicidio.
Molte tra le organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti umani, non ultima proprio Amnesty International, hanno denunciato casi di alimentazione forzata per coloro che avevano scelto di fare lo sciopero della fame. I media, nel corso di questi anni, hanno diffuso immagini di soprusi e violenze nei confronti dei detenuti.
Alcuni di questi ultimi sono stati trattenuti anni a Guantánamo per errore: Mustafa al Aziz al Shamiri è fra loro, cittadino yemenita 37enne che ha trascorso 13 anni della sua vita all’interno della struttura senza accuse formalizzate. Alla fine si trattava di uno scambio di persona. Quasi la metà dei prigionieri di Guantánamo sono stati rinchiusi senza prove di colpevolezza.
Periodicamente Amnesty International chiede al presidente Obama di tenere fede alla promessa del 2009 e chiudere quest’isola dell’ingiustizia una volta per tutte.
L’11 gennaio 2016, anniversario dell’apertura di Guantánamo, l’ennesimo appello.
Sono nata a Pescara il 20 aprile del 1983, dove tuttora vivo. Ho una formazione di tipo sociale e dopo il titolo di “Tecnico dei Servizi Sociali”, ho approfondito le mie conoscenze fino a divenire “Esperto di Comunità”. Questo mi ha permesso di avere alcune interessanti esperienze presso Cooperative e Associazioni entrando così in contatto diretto con l’anima delle persone e consolidando la mia natura empatica. Sono estroversa, creativa, curiosa e passionale, credo nei progetti e nella passione che alimentano il gusto delle nuove sfide. Amo leggere, viaggiare, passeggiare in montagna e ascoltare buona musica.
La mia più grande passione è la scrittura. Come freelance ho avuto l’opportunità di scrivere per alcuni giornali del web e della carta stampata e, in seguito a un corso di “scrittura professionale”, ho avuto modo di approfondire gli aspetti più tecnici del mestiere. Grazie ad uno stage presso la Social Hub scarl ho avuto l’opportunità di esprimere al meglio la mia grande voglia di interagire con il mondo attraverso il portale “Felicità Pubblica”.
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[…] di Amnesty International che ribadiva la necessità di chiudere il penitenziario di Guantanamo (leggi l’articolo), considerato il tempio della violazione dei diritti umani.È notizia freschissima che il […]