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In arrivo nel cuneese l’infermiere di famiglia e comunità

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Chi ha spesso a che fare con gli anziani, sia per ragioni lavorative che per legami familiari, sa benissimo quanto sia importante per loro mantenere costante uno stile di vita acquisito durante gli anni, evitare ospedalizzazioni non necessarie, ricoveri in strutture assistenziali, a vantaggio, invece, di ogni intervento finalizzato a preservarne l’autonomia, a cominciare dal ruolo importante che riserva la casa come centro del vivere quotidiano.
Ecco perché, nel cuneese e, più precisamente, in Val Maira e Valle Grana, si è deciso di puntare sugli infermieri di famiglia e comunità, figure specializzate in grado di provvedere alla salute dei pazienti attraverso criteri di sostegno sanitario come assistenza, somministrazioni di terapie, misurazione degli indici di salute, e sostegno basato sulla persona in generale e legato agli aspetti che fanno riferimento all’inclusione sociale e a tutti i fattori relativi al benessere dell’anziano.

La vita nelle valli non è certo caratterizzata dagli agi della città e le distanze non solo da quest’ultima ma anche tra le due valli interessate sono notevoli, tanto più che è la morfologia naturale del territorio a rendere ancora più complessa la questione.

Pertanto, questo nuovo progetto, chiamato “Consenso” risulta essere innovativo e potrebbe rivelarsi una scelta vincente, tanto da fungere da buon esempio per le altre comunità montane italiane.

L’assessore regionale alla sanità, Antonio Saitta, a tal proposito dichiara: «La Regione Piemonte come capofila, in collaborazione con istituzioni pubbliche sanitarie e accademiche di Francia, Croazia e Austria, ha vinto questo importante progetto europeo all’interno del programma Spazio Alpino proponendo proprio il tema dell’infermiere di famiglia e comunità come supporto agli anziani in una società che cambia: dalla seconda metà del mese di febbraio cominceremo ad attuarlo».

Il progetto riguarderà tutti gli anziani residenti che abbiano superato i 65 anni, indipendentemente dallo stato di salute. Ogni infermiere potrà avere al massimo 500 pazienti che verranno assegnati con criteri valutativi che tengano conto del territorio, delle condizioni di viabilità e di isolamento.

La frequenza delle visite sarà determinata dai bisogni dell’anziano in questione – non prima di una visita generale con la collaborazione del medico di famiglia – e di eventuali altri familiari bisognosi di cure.

In termini di ricaduta positiva sul territorio in primo luogo è importante sottolineare l’innalzamento della qualità della vita del paziente, non più costretto a lottare contro distanze e intemperie per recarsi alla prima struttura sanitaria disponibile, in secondo luogo è facilmente intuibile come questo progetto riduca sensibilmente la spesa sanitaria. Il tutto rispettando quei criteri di innovazione che sono tali proprio perché ricollocano al centro la persona in quanto tale.

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