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A volte un gesto conta più di mille parole. E certi gesti, purtroppo, passano quasi sotto silenzio. “Il primo dicembre a Parigi più di 20 leader religiosi, tra giovani, rappresentanti della politica e della società civile, si sono seduti a un tavolo con coltelli e forchette, ma senza cibo, a dimostrare pubblicamente la loro «fame di giustizia climatica». Un gesto che interroga tutti gli “uomini di buona volontà”. Riportiamo integralmente il testo dell’articolo pubblicato il 3 dicembre da Riforma.it quotidiano on line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.

Mentre è in corso il vertice a Parigi sui cambiamenti climatici, si è svolto l’evento interreligioso dove i commensali si sono seduti ad un tavolo senza cibo.

L’1 dicembre a Parigi più di 20 leader religiosi, tra giovani, rappresentanti della politica e della società civile, si sono seduti a un tavolo con coltelli e forchette, ma senza cibo, a dimostrare pubblicamente la loro «fame di giustizia climatica».

Yeb Sano, ex negoziatore per il clima dalle Filippine, mons. Thabo Makgoba, arcivescovo di Città del Capo, e l’imam Ibrahim Saidy della Norvegia sono stati tra i commensali che hanno partecipato al Digiuno per il clima svoltosi mentre è in corso il vertice sul clima delle Nazioni Unite a Parigi.

L’evento è stato l’occasione per i sostenitori di raccontare ai giornalisti e ai delegati presenti a COP21 il perché avevano scelto di astenersi dal cibo: mostrare solidarietà con le comunità più colpite dal riscaldamento globale e rivolgere un appello per la giustizia climatica.

Tra gli altri leader religiosi seduti al tavolo senza cibo: l’arcivescovo Antje Jackelen della Chiesa di Svezia, chiesa membro sia del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) sia della Federazione luterana mondiale (Flm), il vescovo di Salisbury Nick Holtam, e il segretario generale della Flm pastore Martin Junge.

Commentando l’iniziativa interreligiosa, Junge ha sottolineato l’aspetto spirituale del digiuno. «Da tempo immemorabile, abbiamo digiunato per fare spazio nella nostra mente e nel cuore per un rinnovamento. Allo stesso modo, quando digiuno per il clima, sto digiunando prima di tutto per concentrarmi con la mia mente sulle persone vulnerabili che soffrono di più a causa del cambiamento climatico», ha detto.

Per l’arcivescovo Jackelen il digiuno è sempre un forte richiamo all’interdipendenza tra le persone e il pianeta. «Digiunare per il clima è espressione dell’impegno globale della chiesa in tutto il mondo», ha aggiunto il leader della chiesa svedese.

Il segretario generale di Act Alliance, dr John Nduna, ha digiunato in solidarietà con coloro che non hanno cibo sulle tavole a causa dei cambiamenti climatici. «È nostra responsabilità, come comunità internazionale, non solo garantire che il cambiamento climatico sia posto all’attenzione ma anche risolvere i problemi che le comunità si trovano ad affrontare, per il bene di coloro che non hanno nulla da mangiare, i cui figli vanno a letto affamati», ha detto.

Più tardi, nella stessa giornata, i sostenitori del Digiuno per il clima si sono riuniti in una piccola chiesa del centro di Parigi per rompere il digiuno di 24 ore e per celebrare le soluzioni per un futuro migliore. Gli organizzatori stimano che circa 10.000 persone in tutto il mondo hanno preso parte al Digiuno.

Rivolgendosi ai partecipanti alla celebrazione, Yeb Sano, che ha ispirato la Campagna per il Digiuno per il clima, ha sottolineato che l’iniziativa è anche un’azione di pressione sui protagonisti dei negoziati riuniti per COP21. «Vogliamo dire ai leader mondiali riuniti qui a Parigi, che, per favore, non deludano il mondo. Il mondo intero sta a guardare», ha detto.

Fonte: Cec

Bosco Verticale
Giustizia climatica

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